trinàcria. - Patatracchini
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trinàcria.

(Tentativo d’inventario di cose trovate sull’Isola)

Un paio di occhiali da sole rotondi con le lenti color caffè e la montatura dorata.
Un libro di Georges Perec intitolato “Un uomo che dorme” aperto a pagina 143.
Un livido viola sul ginocchio destro.
Il pane pieno e profumato, ricoperto di sesamo tostato.
Un telo per il mare grigio (formato bambino – ho sbagliato a comprarlo).
Una cosa da poggiare a forma di pesce.
Un cannocchiale con lente raddrizzatrice in ottone.
Il tonno crudo.
Un quadretto con dentro una barchina (che me l’ha regalato Paolo).
Il fiume Anapo.
La solitudine.
Il profumo del mare quando apro la finestra dello studio.
Uno spesso strato di non so sotto alla pianta dei piedi.
Un paio di sandali fatti a mano da Totò.
Il profumo del mercato col pesce aperto sul ghiaccio e le spezie colorate e la granella di pistacchio.
L’alba sullo stretto.
Il coraggio per fare un tuffo da uno scoglio di tre metri (non me ne vogliate, amici di viaggio, ma era una cosa che dovevo fare da sola).
Un vestito bianco.
La granita di mandorle.
Un libro di Cesare Pavese intitolato “Il mestiere di vivere” aperto a pagina 247.
Un portafoglio colorato fatto a mano da Erica.
Un sacco di ore di sonno.
Una spilletta a forma di àncora.
Il Mar Ionio per nuotarci.
Un foglio di carta bianca (grammatura 200g – dimensione internazionale A1).
I pomodori che sanno di pomodori.
Il tempo per pensare.
Il suono della parola “addivettiti”.
Una fotografia in cui sono felice.
Il cannolo più buono del mondo, giacché realizzato con una “sfoglia seria” (parola di chi l’ha fatto).
Il rumore delle onde che colpiscono gli scogli di notte.
La capacità di restare seduta in un bar per otto ore di fila.
Le caramelle all’anice.
L’alba della luna rossa.
Un amore impossibile.
L’isola della correnti.
Una maglietta a righe rosse.
Una bussola.
Il silenzio. 

(Tentativo di inventario di cose perse sull’Isola)
Un sandalo destro col tacco molto consumato nella parte posteriore sinistra.
Un maglioncino blu con le maniche a tre quarti (che Marina mi diceva sempre che mi stava bene).
Un maglioncino beige chiaro con le maniche lunghe (che secondo me mi stava bene).
Un sacco di capelli ricci.
Un vestito azzurro.
Un taccuino bianco su cui era scritto solo “la poesia viene alla luce tentandola e non prospettandola”.
Un paio di espadriallas blu.
Tre paia di mutande.
La fretta.
Un libro di Giorgio Manganelli intitolato “Tutti gli errori” chiuso.

(Illustrazione di  Stephan Schmitz)