26 Jul lo stato dell’arte.
Sono in una via a senso unico che finisce in piazzale caiazzo; è una via che mi piace per diversi motivi. Uno dei motivi è che al bar a proprietà cinese dell’angolo ci lavora un barista che assomiglia a Marchisio: questo mi rilassa. Poi un altro motivo è che proprio a metà, sul lato sinistro da dove arrivo io, c’è un albero, un grande albero – forse un faggio – che si ostina a stare lì: mi ci fermo sotto spesso; sto là. Anche adesso. Fisso l’altro lato della strada con i portoni a vetri delle case e pieno zeppo poi di quei posti confusi per trasferire soldi all’estero, connettersi a internet, fare le fotocopie. Mi sembra siano tutti gestiti da persone di origine straniera; sugli scalini fuori dai negozi ci stanno seduti gruppi di ragazzi sempre di origine straniera: io li guardo che si fumano le sigarette. A causa di questi gruppetti sociali spontanei seduti a fumarsi le sigarette, davanti ad alcuni portoni residenziali – da qualche tempo – hanno parcheggiato delle guardie di sicurezza, uomini normali che stanno poggiati contro il citofono e giocano a Candy Crush mentre la giornata fa il favore di passare. Insomma, stanno fermi come l’albero, ma l’albero è più bello. Ho chiesto, perciò lo dico: stanno così perché “le signore hanno paura”. Hanno paura di quelli che si fumano le sigarette, ecco. Io li guardo ancora che si fumano le sigarette, giacché sto ferma sotto l’albero fermo. Dal bar a proprietà cinese, tutto d’un tratto, esce un uomo di origine araba che lancia nell’aria, ridendo, versi parecchio incomprensibili. Corricchia in una direzione, e urla: non si capisce quello che dice; zero proprio, però ride. Nella via, io lo vedo, sale un panico niente male, soprattutto una signora con il cane al guinzaglio inizia a dare segni di terrore finale. Tutti guardano verso il probabile arabo che urlacchia appunto in arabo e ride e corre. La situazione è critica: la tipa della lavanderia fa scendere la saracinesca, uno fermo in doppia fila butta il piede sull’acceleratore e se ne va. Al signore della sicurezza non gli sembra mica vero. Allora va, lo dico perché lo vedo che va incontro al probabile arabo e “ti devi calmare” gli dice, “che problemi hai” gli dice. La signora col cane non ce la sta facendo, una ragazza in bici taglia per un’altra via. L’uomo di origine evidentemente araba, ancora ridendo, si china verso il basso; quando si rialza, in braccio tiene un bambino che prima non si vedeva perché è un bambino e come tutti i bambini è alto mediamente meno di una monovolume posteggiata per strada. Insomma quello stava rincorrendo il figlio per gioco, e infatti il figlio ride, e si gode a modo suo questa cosa d’essere stato finalmente acciuffato. La signora col cane “che gente” gli dice, quella della lavanderia non riapre. Il signore della sicurezza è un po’ deluso – si vede – e torna contro il suo muro a esplodere caramelle. Io me ne vado, ma non mi sento tanto bene, anche perché il barista a forma di Marchisio è in ferie a Ibiza e torna il giorno sedici: sarà per questo.
(Illustrazione di Digital Art)