30 Dec ciao dio #6.
– Ciao dio.
– Ciao patacchini.
– Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, signore dio, re del cielo, dio padre onnipotente.
– Oh, finalmente.
– Ma no, non parlo di te: ce l’ho con Netflix.
– Ma Elena.
– Ce l’hai?
– Sì. Premium.
– E?
– Va veramente da dio.
– Vedi? Cioè, tu ci sei andato vicino, va detto. Con la storia della messa, ci sei andato vicino. Ogni domenica una puntata nuova. C’eri quasi; ma una sola stagione, cazzo. Una sola serie. A ripetizione. Quanto poteva durare? Dovevi ragionare meglio in fase strategica. Sei stato frettoloso.
– Elena, ma io sono dio.
– Eh, non basta più, caro mio.
– Gesù cristo.
– Eh, anche quello: sempre lui. Figo, eh. Però anche Walt White dopo 6 anni era arrivato. E diciamocelo, Gesù gli spiccia casa a Walt White. E poi, niente piattaforma, niente offerta personalizzabile. Niente percorsi tematici. Niente di niente. Senza contare che tu sarai pure uno e trino, ma Netflix lo puoi guardare contemporaneamente su quattro schermi. Ti stanno facendo le scarpe, va detto.
– Ma non potevi uscire stasera?
– Fa freddo, e ho un pessimo umore. Ti rendo grazie, signore: hanno messo la 13 stagione dei Griffin.
– La guardiamo assieme?
– Certo. Accendo il computer. Sai, penso che quando dicevano “che Dio ce la mandi buona”, parlavano di Netflix.
– Finiscila! Piuttosto, se Netflix è meglio di me, che ci fai qui?
– Niente, è che mi sento sola. Non riesco a parlare con nessuno. Insomma, è un casino.
– Lo sei. Sola, dico.
– Tutta gioia tu, eh. È una cosa triste.
– No, non è triste: è necessario.
– Cosa vai dicendo?
– Patacchini, a mia immagine e somiglianza. A mia immagine e somiglianza. Cosa pensavi? D’averci preso solo 32 denti e la colonite spastica da me? Sei sola. Come me. Conosci qualcuno più solo di me? Con chi parlo io? A chi chiedo consiglio? Chi vado a cercare? Chi mi abbraccia di notte? Io questo non lo posso cambiare, bimba patacchini. Ho urlato e strepitato i secoli, cosa credi? Niente. Solo e impotente.
– E allora?
– E allora, qui sei tu l’onnipotente, cretina. Io non posso scegliere. Tu sì. Sei sola quando vuoi essere sola, sei sola quando hai bisogno di stare sola, anche se non te ne accorgi, anche se non lo accetti. Sei sola quando è necessario che tu lo sia. E il punto è il silenzio. La solitudine è un silenzio. E in quel silenzio c’è qualcosa di tuo da ascoltare. Volendo ci puoi rinunciare, e distrarti fino allo sfinimento, ma presto o tardi quel silenzio verrà a prenderti, e se non lo avrai conosciuto e addomesticato, ti aggredirà, sarà come un bambino abbandonato, che si vendica. Quanto sarà bello, invece, ritrovarselo di fronte come un vecchio amore, come un conforto, come un complice. Ritrovarselo davanti. Guardarsi negli occhi e sentirsi d’un tratto, vi salverà entrambi.
– Tutto questo è molto difficile.
– No, è molto più che difficile. Perciò, devi reggere.
– E come faccio a reggere?
– Scema, sei fatta per quello.
– Dio, che fai a capodanno?
– Niente.
– Vuoi venire a cena da me?
– Sì.
– Pensa che figata, “patacchini cosa hai fatto a capodanno? Una cena, per dio.”
– Mi usi.
– Porta una sacher.
– Ok. Griffin?
– Griffin. Dio, senti.
– Che c’è ancora?
– Facciamo che l’anno prossimo il mondo sarà tutto felice e pieno di amore e unicorni?
– No.
– Pieno di abbracci e meraviglia?
– No.
– Pieno di sorrisi e orsetti?
– No.
– Che caratteraccio.